Uno studio internazionale analizza il destino degli sversamenti di petrolio nel Mar Mediterraneo
Le rotte del petrolio nel Mar Mediterraneo, in caso di incidenti in mare, non sono più un mistero. Grazie a modelli numerici ad alta risoluzione, un nuovo studio pubblicato online sulla rivista Marine Pollution Bulletin ha tracciato le possibili traiettorie e il destino delle macchie di petrolio derivanti da sversamenti accidentali.
Il lavoro, realizzato da un team internazionale, ha visto la partecipazione dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale - OGS, con il contributo scientifico della ricercatrice Donata Canu, ed è stato coordinato dalla Fondazione CMCC - Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici.
Utilizzando modelli di circolazione marina, lo studio ha individuato le aree più vulnerabili del bacino Mediterraneo, tra cui il Canale di Sicilia, il nord Adriatico e l’area orientale del bacino che risultano essere le zone a maggior rischio di impatto ambientale. L’analisi ha considerato vari scenari di sversamento, tenendo conto delle condizioni meteo-marine stagionali, e offrendo strumenti utili alle autorità deputate per pianificare interventi rapidi e mirati in caso di emergenza.
“Non si tratta di sapere se ci sarà uno sversamento di petrolio nel Mediterraneo, ma di capire quanto gravi saranno le conseguenze,” afferma Svitlana Liubartseva, ricercatrice del CMCC e prima autrice dello studio. “La nostra ricerca ha dimostrato che, anche senza sapere quando e dove si verificherà il prossimo grande sversamento di petrolio, è possibile prevedere le aree del Mediterraneo che risulteranno più o meno colpite. Siamo anche in grado di informare le autorità competenti sull'orario di arrivo del petrolio e sulla percentuale di petrolio depositato sulla spiaggia, in modo che possano elaborare strategie di mitigazione dei danni.”
Lo studio offre un contributo fondamentale per la gestione del rischio ambientale e la protezione del Mediterraneo, una delle aree marine più importanti ma anche più esposte al traffico petrolifero. Un approccio innovativo e scientificamente fondato per la comprensione dei disastri antropici ad alto impatto e bassa probabilità può essere di fondamentale importanza per i decisori politici e le amministrazioni locali.
“Il Mediterraneo è un mare semi-chiuso, densamente trafficato da navi, con moltissime attività legate al turismo e ricco di biodiversità, dove anche piccoli sversamenti possono avere effetti ambientali e sociali duraturi” spiega Donata Canu, ricercatrice dell’OGS e co-autrice dello studio. “Grazie alla modellistica avanzata, possiamo ora prevedere con maggiore precisione dove e come il petrolio si disperderà, aiutando le autorità a intervenire in modo più efficace per proteggere ecosistemi fragili e coste vulnerabili”.
La ricerca è stata condotta nell’ambito del progetto NECCTON (finanziato dalla Commissione europea - Horizon Europe RIA), che ha l’obiettivo di preparare nuovi prodotti Copernicus includendo inquinanti, pressioni ambientali e distribuzione nei mari di specie rilevanti per la biodiversità o per l’economia.
Per la prima volta, questo studio ha utilizzato estese simulazioni Monte Carlo basate sul modello fisico MEDSLIK-II per analizzare il comportamento degli sversamenti di petrolio in tutto il Mar Mediterraneo. Grazie alle tecnologie di high performance computing e all’uso del più aggiornato database di osservazioni reali di sversamenti di petrolio, è stato possibile realizzare una simulazione su larga scala. Il CMCC ha messo in campo oltre dieci anni di esperienza nell’applicazione di MEDSLIK-II, competenze scientifiche avanzate e risorse computazionali di alto livello per affrontare questa complessa sfida.
L’OGS da anni è attivo per lo sviluppo di modelli numerici legati al rischio ambientale, grazie anche ad altri progetti come ASAP (finanziato dal programma Interreg IPA ADRION 2021-2027) e il progetto NAMIRS (finanziato dalla Commissione europea Directorate-General for European Civil Protection and Humanitarian Aid Operations – DG ECHO).
Link allo studio: https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0025326X25005363
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