
Capodogli tutto l’anno vicino alle Svalbard: uno studio ha raccolto nuove evidenze acustiche
I capodogli frequentano le acque intorno all’arcipelago delle Svalbard durante tutte le stagioni, con differenze legate a età e sesso. Lo spiega un nuovo studio pubblicato sulla rivista The Journal of the Acoustical Society of America, a cui ha partecipato anche Manuel Bensi, oceanografo dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS.
La ricerca – frutto della collaborazione tra OGS, il NATO Centre for Maritime Research and Experimentation e l’Istituto di Scienze Polari del CNR – ha utilizzato l’acustica subacquea per monitorare nel tempo la presenza dei capodogli e ricostruire la composizione delle popolazioni che visitano queste aree.
Gli scienziati hanno analizzato i “clic” prodotti dai capodogli durante la ricerca di prede, registrati grazie a sensori acustici sul fondale. Questi segnali permettono non solo di stabilire la presenza dei cetacei, ma anche di distinguere diverse classi di età e di stimare la composizione dei gruppi.
I dati hanno mostrato che i capodogli non abbandonano mai del tutto la regione: l’attività acustica è più intensa in estate e autunno, quando sono presenti gruppi misti di adulti e giovani, mentre in inverno prevalgono i maschi adulti, a testimonianza di una migrazione parziale differenziata per sesso.
Lo studio offre nuove informazioni sull’ecologia dei capodogli in un’area chiave dell’Artico, oggi interessata dal fenomeno dell’atlantificazione, ovvero la crescente influenza delle acque atlantiche nell'Oceano Artico, che contribuisce alla perdita di ghiaccio marino e ad altri effetti sull’ecosistema, come l’ingresso di specie tipiche dell’Atlantico in mari prima coperti dai ghiacci. Comprendere come questi grandi predatori marini si distribuiscono e si spostano è fondamentale per valutare l’impatto del cambiamento climatico sugli ecosistemi polari.
Crediti foto: Manuel Bensi