L’OGS partecipa a una spedizione internazionale per esplorare gli acquiferi sommersi al largo del New England
Sotto il fondale oceanico sono talvolta presenti depositi di acque dolci e salmastre, intrappolate in acquiferi sotterranei la cui origine e dinamiche restano ancora in gran parte sconosciute. Per fare luce su questi ecosistemi nascosti è salpata il 19 maggio dal porto di Bridgeport, negli USA, la nave nave autosollevante (jackup rig) Robert, che funge da base operativa per la spedizione internazionale IODP³-NSF Expedition 501 “New England Shelf Hydrogeology”, promossa dall’International Ocean Drilling Programme (IODP³) e dalla National Science Foundation (NSF) degli Stati Uniti.
Anche l’OGS sarà tra i protagonisti della missione, che si articola in due fasi (operazioni offshore e operazioni onshore) e coinvolge 41 scienziati e scienziate provenienti da 13 Paesi diversi. Tra i partecipanti ci sarà infatti Cristina Corradin, ricercatrice dell’OGS che attualmente lavora nell’ambito del progetto RESCUE, e che farà parte dello shore-based science team.
La ricercatrice collaborerà come membro del gruppo di idrogeologia dell’OGS, per sviluppare un modello geostatistico di distribuzione delle facies sedimentarie e successivamente un modello idrogeologico dell’area di studio, basato sia su dati nuovi e altri preesistenti sia su prove di emungimento condotte a bordo. Questi modelli permetteranno di simulare la circolazione delle acque sotterranee per valutare la potenziale ricarica attiva dal continente verso il mare, l’origine di queste acque dolci offshore e i relativi meccanismi di messa in posto e migrazione.
La nave Robert perforerà il fondale oceanico, raggiungendo una profondità fino a 550 metri sotto di esso. Saranno raccolti campioni di acqua e sedimenti in un massimo di tre aree già selezionate, e i dati ottenuti aiuteranno a chiarire se gli acquiferi offshore derivano da periodi glaciali, quando il livello del mare era più basso, o da altre dinamiche ancora sconosciute.
Contribuendo allo studio di una risorsa idrica nascosta e potenzialmente strategica, l’OGS conferma ancora una volta il proprio ruolo chiave nella ricerca geoscientifica internazionale.