Nuovo studio ricostruisce la formazione e circolazione delle acque dense tra Adriatico e Ionio
In una nuova pubblicazione intitolata “A multi observation analysis of the 2017 dense water formation events: climate change, bottom density currents and Adriatic-Ionian Sea circulation (Mediterranean Sea)”, un team multidisciplinare che coinvolge numerosi enti italiani di ricerca oceanografica (Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale - OGS, Istituto di Scienze Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche - CNR-ISMAR, Istituto di Scienze Polari del Consiglio Nazionale delle Ricerche - CNR-ISP, Istituto per le Risorse Biologiche e le Biotecnologie Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche - CNR-IRBIM) ha ricostruito in dettaglio il grande evento di formazione di acque dense avvenuto nel 2017 in Adriatico.
Nel 2017, condizioni particolarmente favorevoli, come una significativa perdita di calore, una riduzione dell'apporto di acqua dolce e un incremento di acqua più salata di origine Levantina, hanno facilitato la formazione di acque dense nel nord e nel sud dell'Adriatico.
Per analizzare e comprendere appieno queste dinamiche, il gruppo di ricerca ha integrato per la prima volta le principali infrastrutture osservative italiane presenti in Adriatico (boe fisse, float Argo, ormeggi profondi, campagne oceanografiche e prodotti Copernicus Marine Service), riuscendo così a seguire il percorso dell’acqua densa dalla piattaforma nord-adriatica fino allo Ionio profondo.
Come dimostrato nel dettaglio dallo studio, le acque dense formatesi a nord si spostano verso sud lungo il margine continentale occidentale. Raggiunto il Sud Adriatico questa corrente si biforca, in parte sprofondando nella Fossa Adriatica meridionale e in parte proseguendo verso lo Stretto di Otranto.
Per la prima volta sono stati osservati chiaramente sia il doppio percorso dell’acqua densa in uscita dallo Stretto di Otranto - uno verso il Golfo di Taranto, l’altro lungo il canyon di Kerkyra–Kefalonia, fino alla scarpata ellenica - sia gli effetti diretti di questo fenomeno sulla circolazione superficiale del Mar Ionio.
Allo studio, pubblicato sulla rivista Journal of Geophysical Research: Oceans e guidato da Riccardo Martellucci della Sezione di Oceanografia dell’OGS, hanno partecipato per il nostro Ente anche M. Menna, A. Pirro, M. Reale, M. Gačić, J. Le Meur, V. Cardin, A. Gallo, G. Notarstefano, M. Krali, T. Diociaiuti, M. Pacciaroni, A. Bussani ed E. Mauri.